Dal giornalismo di Roma alla vita di Parigi

Oggi Arrivederci Italia intervista Gigi, uno di coloro che hanno deciso di prendere in mano la propria vita e rivoluzionarla completamente, passando da Roma a Parigi. Ecco la sua storia.

Ciao Gigi, intanto presentati. Chi sei e cosa fai?
Mi chiamo Gigi, ho 33 anni, vivo a Parigi da 7 mesi. Qui ho iniziato come cameriere ma a breve insegnerò italien langue éntrangère, brutta sigla che significa insegnamento dell’italiano a tutti coloro che italiani non sono. Sono un maestro, peccato non possa più bacchettare le mani agli studenti mi sarei divertito di più.

Come mai hai deciso di andar via dall’Italia?
Semplicemente perché nella vita bisogna lavorare.

Parigi, panorama dall'alto
La foto è censurata sul viso per volere di Gigi stesso.

In effetti sì… e come ti trovi adesso a Parigi?
A Parigi si sta bene: nonostante il clima di merda. Nonostante l’impossibilità di trovare una pizza margherita a meno di 15 euro. Nonostante la lentezza esasperante del traffico. Nonostante la squisita cortesia dei parigini che non te sen’culano di pezza e non diverranno mai tuoi amici. Nonostante i piccioni, i militari per le strade ormai più numerosi dei semafori, nonostante tutto questo Parigi è una gran bella città. È vivibile, è civile, offre possibilità che pensavo fantascientifiche. Ma la bellezza di Roma (la capitale del disagio) è di un altro campionato, anzi è proprio di un altro sport.

Riusciresti a raccontarci un evento, della tua permanenza a Parigi, che varrebbe la pena raccontare?
Usiamo un bel presente storico che fa tanto Lucarelli: la notte del 13 novembre 2015 io lavoro. In ristorante non c’è né tv né radio. Il mio telefono ha la batteria scarica. Il mio turno finisce alle 23. Salgo sulla metro, apro un libro e leggo. Attraverso tutta Parigi dentro quei vagoni, sempre più vuoti e sempre più silenziosi, ma io leggo. Uscito sulla via di casa vedo i pompieri annaffiare il marciapiede, ma niente di strano, lì c’è la loro caserma. Entro in casa, accendo la tv e il cellulare: in 30 secondi passo dagli anni ’80 (senza tecnologia mobile) al presente. Non mi ero accorto di nulla. Ironia del caso: in quel periodo abitavo ad una fermata metro dal Bataclan.

Se fossi rimasto in Italia, dove saresti adesso?
Provo a fare delle ipotesi: sarei a Roma a condividere un appartamento assieme ad altri quattro terroni sfigati e derelitti come me, cercando di sbarcare in lunario. Sarei a Cagliari, e sarei uno dei pochi della mia età: a Cagliari sembra sia passato Pol Pot, la crisi ci ha sradicato. È una città abitata solo da under 18 e over 60. Si scherza (mica tanto).

Quindi fammi capire… sei contento della scelta fatta? La rifaresti?
Felice no, perché personalmente penso che partire sia sempre una mezza sconfitta. Si tratta di venir a patti con le proprie ambizioni e velleità: tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui. Ma non ne faccio un dramma: guardo le mie buste paga di oggi e le confronto con quelle del mio vecchio impiego da giornalista. In sei mesi sono riuscito a prender casa da solo (addio coinquilini di merda) e ho un’indipendenza economica che in tanti si sognano, ma mica facendo cose incredibili: lavoro, semplicemente quello. Lo rifarei? Sì e sì. Esistono Paesi ricchi e Paesi poveri, l’Italia è un Paese che scivola verso la povertà. Chi ha la possibilità di potersi spendere una qualifica o una laurea vedrà a quale trattamento iniquo ci hanno abituato a casa nostra, raccontandoci che così va il mondo. È una grande bugia, il mondo sta andando altrove, magari sta pure andando affanculo: l’Italia neanche quello, non sa più nemmeno andare a fanculo.

Grazie mille a Gigi per il tempo che ci ha concesso e un grandissimo in bocca al lupo per la sua permanenza nella bellissima Parigi (anche se Roma è di un altro sport!).

Roma, Altare della Patria